mercoledì 15 maggio 2013

Mi sembra che il modo più adeguato per dare inizio a questo blog sia riportando uno stralcio tratto da un'intervista ad un poeta poco conosciuto, Ettore Asticelli, sebbene lo trovi un po' pedante e retrò:

"Ci sono riferimenti a temi di attualità all'interno delle sue opere?"
"Perché mi fa questa domanda? È una domanda... che non vorrei mai sentirmi porre. Io credo che tutto ciò che viene realizzato da un artista (benché io non abbia l'orgoglio di definirmi tale) tramite la fantasia, e quindi tramite diretta creazione e rielaborazione attraverso il suo intelletto, non abbia e non debba avere volontariamente alcuna attinenza o retaggio con la realtà che lo circonda. E proprio per la sua natura inventiva, costruttiva, di rivelazione di qualcosa che prima non esisteva, o ancora non era stata scoperta: l'atto di mostrare al mondo qualcosa di totalmente originale, arricchendo la realtà di un tassello. Non serve rifarsi a grandi esempi di auctoritas per poterlo affermare- si può discutere la natura forse troppo romantica e naive di queste considerazioni; ma nessuno può negare che la vera ascesi, che costituisce in un tutt'uno l'ispirazione e l'esecuzione artistica, rappresenti un'azione talmente svincolata dall'influenza terrena che in essa il plagio o il rifarsi intenzionalmente a qualcosa di esistente non è nemmeno contemplato.
Ora, è logico però che la creazione avvenga attraverso la rielaborazione, e che ciò a cui attingiamo, spesso inconsapevolmente, rimescoliamo e analizziamo, per poterlo poi riutilizzare in forma nuova e frammentata nella realizzazione di un unicum finale e completo nelle sue parti, derivi indiscutibilmente dalla nostra esperienza di vita, dai nostri pensieri e dai nostri ricordi, e soprattutto dalla nostra tradizione personale (perché sono più le abitudini che formano un uomo che il suo vissuto). Sicché non vi è errore nell'affermare che, in modo diverso da spettatore a spettatore, l'opera ci suggerisca collegamenti e riferimenti a una realtà che già esiste e conosciamo, e che (a volte in modo esplicito, altre più velatamente) si possano riscontrare facilmente citazioni, critiche, rielaborazioni, omaggi. Ma il compito di trovare queste cose è il suo, quello del critico, e non dell'autore; poiché non può farlo. L'artista non ha i mezzi per poter dire alcunché sulla sua opera: essa è l'unica vera comunicazione diretta che è in grado di fornire all'osservatore- l'unico modo che l'uomo ha per mostrare sé stesso nudo! Tentare di comunicare il significato di ciò che si è creato è come spiegare a qualcuno perché continuiamo a vivere, nonostante tutto: non sappiamo spiegarlo a noi stessi, figuriamoci ad altri! L'atto stesso è manifesto, è significato e significante insieme, e non necessita di altre osservazioni, poiché non pertinenti, o perché incomunicabili. Quindi cerchi lei il senso alle parole che scrivo. Per quanto mi riguarda, le ho scritte tutte a caso." (Gianmario Scola, "intervista ad Ettore Asticelli", 1984)